ᗪIᔕᗩᑭᑭᑌᑎTI #66 | Destino, croci e altre illusioni
Solo disappunti. Sui destini scritti, sbagliati, sognati. 🪂
Tante volte mi domando se esista davvero, questo destino di cui tutti parlano. Quello che ti aspetta dietro l’angolo, che si compie anche quando ti sembra di averlo aggirato. Tante volte – forse troppe – alzo gli occhi verso quella sagoma inchiodata in croce in cui credo. E la guardo. E le chiedo. Com’è possibile tutto questo? Com’è possibile che certe cose accadano, e altre no? Com’è possibile un Dio giusto, se la giustizia qui giù, alcune volte, sembra un’eco lontana, a volte un’ipotesi sbagliata? Che cos’è giusto, davvero?
Chi può dirlo? Chi può sapere?
Quanto non sappiamo… quanto non possiamo sapere. Ripenso ad alcune persone. A ciò che è stato. A ciò che sarebbe potuto essere. A ciò che non sarà mai. Penso anche a me. E a chiunque altro. Tutti dentro questa giostra di giorni che chiamiamo vita, senza libretto d’istruzioni. Crediamo di sapere, ma l’unica cosa certa è la presunzione del sapere.
Forse il destino esiste. Forse no. Forse è solo una parola elegante per dire che non abbiamo il controllo su niente. Forse, come diceva Hobbes, le coincidenze non esistono. O forse tutto è solo una grande coincidenza, talmente precisa da sembrare scritta. Ci sono troppe domande in me. Domande grandi come montagne, risposte piccole come sassolini. E in mezzo noi, minuscoli, fragili, tenaci, che possiamo solo camminare. Viandanti instancabili su sentieri che spesso non capiamo. A volte scalzi, con la pelle che brucia contro le asperità della strada. A volte stanchi, col fiato corto e gli occhi pieni di sogni sfumati. A volte con il cuore in spalla, come uno zaino che pesa più dei passi e nessuna certezza in tasca a fare da bussola. Io oggi sono altrove, letteralmente, sulla rotta di uno scenario possibile, un nuovo sentiero, il numero 42, e ripenso ai futuri immaginati mille volte e mai vissuti. Alle possibilità rimaste chiuse come fiori mai sbocciati. Nonostante tutto, alla bellezza delle cose che accadano. Perché quel destino, a volte assurdo, altre volte, è straordinario.
Appunti sparsi caduti nella borsa e ricopiati con cura e discrezione
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Il libro della settimana
15/2025. Per il gruppo di lettura oggi inizierò I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa.
SINOSSI. Jinbōchō, Tōkyō: il quartiere delle librerie, paradiso dei lettori. Benché si trovi a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni, è un angolo tranquillo, un po’ fuori dal tempo, con file di vetrine stipate di volumi, nuovi e di seconda mano. Non tutti lo conoscono, i più vengono attratti dalle mille luci di Shibuya o dal lusso di Ginza, e neppure Takako – venticinquenne dalla vita piuttosto incolore – lo frequenta, anche se proprio a Jinbōchō si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni: un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza adibita a magazzino al piano superiore. È il regno dello zio Satoru, che ai libri e alla Morisaki ha dedicato la vita, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato.
Entusiasta e un po’ squinternato, Satoru è l’opposto di Takako, che non esce di casa da quando l’uomo di cui era innamorata le ha annunciato che sposerà un’altra. Ed è proprio lui, l’eccentrico zio, a lanciarle un’imprevista ancora di salvezza proponendole di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di qualche ora di lavoro.
Takako non è certo una gran lettrice ma, quasi suo malgrado, si lascia sorprendere e conquistare dal piccolo mondo di Jinbōchō.
Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con uno sconosciuto ossessionato da un misterioso romanzo e rivelazioni sulla storia d’amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.
Comincia tutto a Tōkyō, nel più grande quartiere di librerie del mondo.
“Iniziai a leggere un libro dopo l’altro. Quei vecchi libri nascondevano storie per me inimmaginabili. E non mi riferisco solo a ciò che raccontavano. Dentro ognuno trovai tracce del passato: sottolineature, segnalibri, fiori secchi… Erano incontri che superavano le barriere temporali, possibili solo attraverso i vecchi libri. E così cominciai ad affezionarmi alla libreria Morisaki.”
In questa newsletter ci sono 1091 parole; tempo di lettura 5 minuti. A domenica 4 maggio!
Grazie per aver dedicato del tempo a questa lettura; se ti piace DISAPPUNTI consigliala. Così, a priori, dammi una mano a crescere!
Riflessione conclusiva. Domenica prossima ci sarà un piccolo resoconto di viaggio!